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Prosegue Corsa allo Strega, rubrica dedicata alla cinquina finalista al Premio Strega e organizzata in collaborazione con la Scuola del libro. Il contributo di oggi è a cura di Giulia Villabruna e Milena Sanfilippo. Buona lettura!

Se un semplice sospetto è capace di gettare ombre sulle nostre relazioni più intime e su noi stessi, cos’è davvero la fedeltà? E, soprattutto, è possibile una fedeltà oggi? Se lo chiede Marco Missiroli nel suo ultimo romanzo, edito da Einaudi e finalista al Premio Strega 2019. E se lo chiedono anche Carlo e Margherita, giovane coppia di sposi nel pieno dei trent’anni e di una potenziale carriera: lei agente immobiliare “con la testa da architetto”, lui editor di guide turistiche, professore di tecniche narrative grazie all’ingerenza paterna e scrittore mancato. Un figlio con “l’indole alla rinuncia” e sempre vittima delle aspettative famigliari, in particolare di quelle del padre che per lui avrebbe voluto un’altra vita e non perde occasione per ricordarglielo. Un giorno, il malinteso, come viene definito dagli stessi protagonisti. Carlo viene sorpreso da una matricola nei bagni dell’università insieme alla studentessa Sofia; tra i due non si consuma nulla, ma restano le fantasie, il rimpianto per un’occasione sprecata, l’ossessione. L’episodio farà vacillare le sicurezze dei protagonisti spingendoli a mettere in discussione la loro idea di fedeltà, anche e soprattutto verso loro stessi.

Già qui ci sono tutti gli argomenti: Carlo e Margherita ma anche Sofia e Andrea (il fisioterapista che entra nella vita di Margherita), i due giovani coprotagonisti, sono eterni figli, gli irrisolti per eccellenza che non riescono mai a essere, a fare ciò che desiderano. Ognuno di loro si esprime in potenza, in una forma mai compiuta, perché subentrano l’incapacità e la paura di abbandonare la giovinezza, di diventare adulti e di misurare la distanza tra ciò che sognavano e ciò che sono diventati. In questo, Fedeltà non si limita all’esplorazione dello smottamento sentimentale di una coppia, ma si fa ritratto più profondo di un’intera generazione che vede crollare i propri riferimenti di matrice borghese e che entra in una crisi prima di tutto valoriale. Una crisi che travolge il lavoro, il rapporto con la famiglia, persino la situazione abitativa. L’ambiente “casa” è centrale nella storia: l’appartamento di Corso Concordia, per cui Margherita fa carte false, è puro status-symbol, un traguardo dell’adultità meramente esteriore che non corrisponde a una maturità compiuta e consapevole. A questo proposito, l’autore ha parlato di “classe sociale sentimentale”: suggerisce, cioè, l’idea che la classe di appartenenza possa determinare non soltanto obblighi e costrizioni ma anche quali sentimenti provare e, soprattutto, per chi. Cosa succede allora quando gli argini crollano e quest’ordine viene turbato? Subentrano la fragilità, l’insoddisfazione. L’infedeltà, appunto. Allora il tradimento vero e proprio, quello che si consuma in un letto o anche solo nella testa, altro non è che la conseguenza materiale, la scappatoia, la via di fuga più semplice di fronte a uno stato di disorientamento che s’innerva in tutti gli aspetti dell’esistenza. Non solo quella di Carlo e Margherita ma forse di tutti noi imbrigliati come siamo in una quotidianità fatta di contraddizioni, di corruttibilità che ci portiamo dentro e camuffiamo alla meno peggio, fino a crollare. Forse proprio per questo Missiroli, che ha lavorato al romanzo per quattro anni, sceglie una forma narrativa singolare, da lui descritta come “passaggio di anime”: uno scambio di punti di vista che scorre da un personaggio all’altro senza soluzione di continuità, come un montaggio in piano sequenza dal valore simbolico ricercato e preciso. Sì perché quelle anime appartengono a un’intera generazione, cresciuta all’ombra del successo genitoriale e di una fortuna non meritata; che si ritrova di fronte al conflitto postumo con la società, con la famiglia, con quei sogni (o quelle velleità) che ha coltivato senza “istruzioni per l’uso”, ignara dell’eventualità di non vederli mai realizzati; una generazione di anime disilluse, alle prese con una precarietà di sentimenti e di identità e costretta a fare i conti con un ordine di valori ribaltato. Chiunque potrebbe vestire i panni di Margherita e Carlo; da un lato una donna determinata anche davanti alla prospettiva del tradimento, ma che sotto il piglio pragmatico nasconde vulnerabilità e insicurezze; dall’altro un uomo a metà che tenta di risanare, attraverso le fantasie e l’adulterio seriale, una mascolinità spezzata.

Fedeltà è tutto questo. Tra una Milano che è insieme geografia emozionale e mappa delle ambizioni, e una Rimini simbolo di un mondo più rassicurante ma non per questo risolutivo, le tante anime del romanzo s’intrecciano e si scontrano: ognuna rappresenta possibili declinazioni dei concetti di lealtà, desiderio, inganno, scoperta di sé e compromesso. Nell’arco di nove anni proveranno a darsi risposte e a cercare nuove certezze. Ammesso che sia possibile trovarle.

 

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