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Il ruolo della Sonata per violino e pianoforte di Vinteuil, compositore di genio inventato da Marcel Proust nella Recherche,  sviluppa nella forma più completa la sua concezione di memoria involontaria. Si tratta di recuperare con un’impressione o una sensazione il valore assoluto di un ricordo abbandonato dall’infanzia che restituisce l’essenza preziosa della vita. Quel procedimento, insomma, che l’autore francese pone alla base della vittoria sulla morte e sul tempo e che permette all’individuo di affermare se stesso come essere capace di riconquistare tempo e coscienza, come unico elemento che vince la materia e porta alla Verità e alla felicità. La petite phrase che apre la sonata crea da subito, nel borghese colto e raffinato Charles Swann (altro personaggio chiave dell’opera di Proust), un’emozione indefinita che nelle successive apparizioni, nel corso del romanzo, si precisa e accompagna le vicende dell’amore per Odette. La sonata immaginaria di Vinteuil, ispirata alla Sonata per piano e violino di Saint-Saëns e altre, è un paradigma del linguaggio musicale come veicolo di repechage e della sua affinità con una narrativa tesa a catturare il flusso di coscienza, che in qualche modo si fa musica: è l’arte che dà forma al tempo nell’unità della memoria.

Se invece per i Greci la mousiké era la poesia cantata, il compositore Richard Wagner, fin dall’Ottocento, immaginava poesia, musica e danza come tre sorelle unite in un eterno girotondo, nell’antica Grecia: un’unità originaria perduta che intendeva ricomporre e che esprimeva anche in dualismo, così: «la musica, intesa come donna, deve necessariamente essere fecondata dal poeta, inteso come uomo». Quel che passa tra musica e letteratura, senza citare ulteriori innumerevoli esempi possibili, è una condivisione di forme, reciproche istigazioni espressive e linguistiche fino alla deriva del conflitto per il primato.

In un rapporto così penetrante non stupisce che il gruppo heavy metal britannico degli Iron Maiden, con Rime of the Ancient Mariner, si sia ispirato a uno dei manifesti del Romanticismo: l’omonima opera (con l’aggiunta dell’articolo The) di Samuel Taylor Coleridge, ballata di fine ‘700 che racconta, per l’appunto, l’avventura di un uomo di mare.

Non sorprende neanche che i Radiohead aprano il loro sesto album Hail to the Thief con la traccia 2+2=5 in chiaro riferimento a 1984 di Orwell e riprendendo l’espressione già utilizzata da Victor Hugo nel pamphlet Napoléon le Petit che commentava l’abilità di Napoleone III, appena ‎autoproclamatosi imperatore, di ingannare e tradire il popolo francese e di uccidere la Seconda ‎Repubblica. Così come in Memorie dal sottosuolo, con una piccola variante matematica, Dostoevskij contrapponeva il 2×2=4 al 2×2=5 per sostenere la critica agli ideali ottimistici del positivismo.

Anche i celeberrimi fratelli del brit pop hanno preso ispirazione da un testo letterario? Sì, anche gli Oasis si sono lasciati ispirare, per il titolo e il ritornello del successo Don’t look back in anger, da una commedia teatrale del 1956 di John Osborne intitolata Look Back In Anger. Il testo, che ha riscosso grande successo nei teatri londinesi, ha battezzato l’espressione giovani arrabbiati per descrivere Osborne e gli altri scrittori della sua generazione impegnati con durezza e realismo a contrastare l’incancrenimento della società borghese del tempo.

La discografia di un altro grande della musica, Bruce Springsteen, è ricchissima di riferimenti alla letteratura. The Ghost of Tom Joad, per esempio, è una rilettura di Furore di John Steinbeck, romanzo simbolo della grande depressione americana degli anni trenta, capace di incidere sulla vita politica e sociale degli States dal 1939 in poi e di costruirne una sorta di genealogia delle origini.

Assodato il forte legame tra musica e letteratura, non rimane che indagarlo. Magari a partire dal pensiero dello scrittore e critico Giacomo Debenedetti, tra i primi a intercettare la lezione di Proust, che si esprimeva così: «S’intende che provammo con la musica. (È l’arte che predomina sui giovani: quella che riconduce, in ogni età, a una sorta di recupero dell’adolescenza. Meglio di ogni altra, sembra consegnare immediatamente la emozione originaria, dalla quale noi ci sentivamo magnetizzati».

 

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