La storia che racconta una copertina arriva subito, molto prima della storia contenuta all’interno delle pagine del suo libro. L’illustrazione ha un ruolo preciso: nessuna immagine fotografica evocherebbe allo stesso modo l’atmosfera voluta. La scelta dell’illustratore, dunque, diventa cruciale, perché il segno, lo stile, la tecnica sono riconoscibili e riconducibili all’immaginario che portano con sé.
Il primo dettaglio che mi ha convinta a leggere Domani avremo altri nomi (Patricio Pron, traduzione di Francesca Lazzarato, Edizioni Sur, 2021) è stato proprio aver trovato una coppia di Lorenzo Mattotti in copertina: il suo tratto, l’uso del colore, sono inconfondibili.
Il punto d’ingresso dello sguardo è la diagonale che taglia al centro il piatto, e indica subito – come una freccia – il punto di contatto tra Lui e Lei: un Lui assorto al tocco di lei, una Lei seducente, ma distaccata. La storia è già tutta qui.
Gli incipit, poi, fanno il resto, e lo spazio che avanza è tutto del testo.
«Una riga di luce era lentamente scivolata sul pavimento fino a raggiungere il mucchio di pezzi di carta». Un faretto sottilissimo illumina la scena, facendo apparire dal buio prima i pezzi di carta, e poi Lui, protagonista maschile: uno scrittore. «I pezzi di carta si erano accumulati ai suoi piedi nelle ultime ore […] avrebbe strappato una pagina su due di tutti i libri rimasti in casa, per poi rimetterli al loro posto, come se nulla fosse accaduto. Lei aveva portato via le sue cose mentre Lui non c’era […]. Chi l’aveva detto che l’amore è un ladro silenzioso?». Lei: architetto, che andando via porta con sé l’idea stessa di casa, in ogni sua accezione, tanto strutturale quanto immateriale e affettiva.
Conosciamo i protagonisti al capolinea della loro esperienza amorosa. Anche se sarebbe più corretto dire il loro nuovo inizio.
Lui e Lei: i luoghi
Se dovessimo subito definire una geografia dei due protagonisti – universali, senza nome, Lui e Lei – potremmo vederli come due linee parallele, ancor prima di visualizzarli nella loro proiezione verso il futuro, già dichiarata e racchiusa nel titolo del romanzo. Lui, in questa mappa ideale, resterebbe fermo e incagliato, immobile, e Lei, il suo opposto, sarebbe in movimento, una tensione continua verso l’altrove, il nuovo.
Patricio Pron vuole risolvere il dramma di una separazione con un gesto concreto, tangibile, e violento: strappare le pagine dei libri appartenuti a Lei in un rituale drammatico e irreversibile. Lui resterà a orbitare attorno a un’assenza, dentro appartamenti confusi, ma soprattutto sempre bui, senza nuova identità; Lei proverà a colmare la sua, di identità, in costruzione, cercando sé stessa nel lavoro, nei viaggi, negli amici.
La separazione
Una coppia è un animale bifronte. È questo quello che accade quando due entità si fondono: diventano un’entità sola; un nuovo organismo, in parte mostruoso, che anche dopo la separazione manterrà nelle sue componenti una porzione di mostruosità. La necessità di reinventarsi diventa un’urgenza, perché si disimpara a vivere da soli. E poi ci si ricostruisce, da soli.
Pron distilla lentamente il dolore, goccia per goccia, in tutti gli oggetti, le abitudini, le piccole percezioni: se c’è una cosa che strugge più di altre nel tempo, dopo un amore finito, è il ritrovamento di oggetti che conservano un pezzo di storia. Gli oggetti tornano spesso nella narrazione e mettono a nudo i personaggi, come se mostrarsi circondati dai propri oggetti svelasse più dell’atto di denudarsi. Carichi di significati esemplari, cosa accade se poi questi oggetti restano sospesi nel tempo, a volte occultati, altre buttati via con furia? Un Museo delle relazioni interrotte esiste davvero, dal 2011, si trova a Zagabria ed è un museo sociologico che raccoglie oggetti donati. Un luogo fisico dove archiviare il dolore. «M. non aveva perso il senso dell’umorismo, dopotutto: gli aveva mandato il link alla pagina web di quel museo perché ricordasse che la sua non era un’esperienza isolata, pensò; che molte altre persone ci erano passate e che anche Lui ci era già passato e, nonostante tutto, sarebbe stato bene».
Al desiderio si sostituisce la vulnerabilità: una volta strappato, un libro non tornerà più lo stesso di prima, sarà mutilato della sua natura integra, perfetta, completa. Dividere la libreria è una pratica fisica, come la separazione di due corpi. Sebbene, a volte, questo arco temporale confonda il lettore nella sua dilatazione, il romanzo traccia una visione di come si possa cercare una strada per rinascere, o reinventarsi, migliori di prima.
Bonus track
È per la mia professione di grafico editoriale che inevitabilmente guardo subito la copertina di un libro, anche da lettrice, ancor prima di leggerne la sinossi, o altro. Così riconosco subito i pastelli e le Stanze di Mattotti, ma rievoco anche i due ragazzi sul letto del silent book La stanza (Logos edizioni, 2017), realizzato a matita su un taccuino orizzontale, un poema grafico sulla scoperta dell’altro, in un tempo sospeso che è quello dell’amore. Chi lo ha avuto tra le mani capirà quanto possa essere aderente alla storia narrata da Pron. Ecco perché: