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Il mondo delle librerie indipendenti gode di una fama ascrivibile all’immaginario decadente della Parigi di fine ‘800. Secondo questo cliché i librai delle indie dovrebbero essere giovani sporchi e trasandati alla stregua di vagabondi, anticonformisti, antisociali, maleducati, nonché tossicodipendenti rinchiusi nel proprio eremo letterario e consumati dalla lacerazione che provoca la propria arte inascoltata dalla società, e quindi mossi dall’istinto alla provocazione, alla dissacrazione di valori precostituiti e del buon senso, a un atteggiamento autoannichilente, distruttivo. Una nomea simile a quella che spetta ai giovani editori coraggiosi.

Peccato che oltre all’articoletto clickbait strappalacrime ci sia la realtà, questa cosa strana e inascoltata pure lei. I librai sono persone normali. Incredibile. Persone appassionate e competenti, persone che hanno un’attività e che, ringraziando le divinità sumere, vendono quel prezioso chiamato libro. Eh? Sì, libro. L-i-b-r-o. Eh sì, vendere. V-e-n-d-e-r-e. Quindi si può abbinare passione e professionalità? Si può. Ma non succede sempre. Quando succede noi vogliamo raccontarvelo. Quindi ecco questa intervista al libraio normale Carlo Borgogno della libreria Milton di Alba.

Il panorama delle librerie indipendenti è molto variegato. Quello che colpisce è come alcuni librai intendano il mestiere abbinando alla passione per la letteratura l’esigenza di dover vendere libri (magari anche di qualità). Da questa impostazione deriva un atteggiamento professionale che si declina a diversi livelli. Faccio un esempio: la Milton oltre che essere sui social ha un sito web, per di più molto curato e semplice da navigare. Manca qualcosa in questo senso – non solo digital – per far sviluppare il settore delle indie?

Ciò che manca è una sempre più stretta relazione tra piccoli/medi editori e piccole/medie librerie indipendenti, anche se personalmente mi sto muovendo in questo verso. Manca un’azione di gruppo.

«L’uscita è libera, l’entrata è liberatoria», questa è la scritta che campeggia sulla porta della Milton. Descrive bene lo spirito della libreria…

Sì è un motto che rappresenta la nostra filosofia. Abbiamo molti studenti e clienti in generale che (soprattutto col bel tempo) passano ore nel nostro cortiletto interno a leggere e chiacchierare. L’entrata non implica l’acquisto, vorremmo che la nostra libreria fosse vista come un’oasi di serenità.

Quando si fonda una casa editrice normalmente si hanno delle altre realtà di riferimento da prendere a modello. Quando si sceglie di fare il libraio quali sono le coordinate, a chi ci si ispira?

Personalmente sono sempre stato innamorato dei libri. Fin da piccolo. Un libraio che mi ha folgorato e da cui ho tratto ispirazione è il mitico Giorgio (l’ebreo) di Torino.

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Qual è il tuo lettore/cliente modello? Giusto per scomodare Umberto Eco…

Negli anni abbiamo consolidato legami con molti lettori/clienti fino a costruire rapporti di vera e propria amicizia, per cui i nostri migliori clienti sono ormai dei buoni amici con cui condividere eventi, serate e spesso attività extra librarie. Più in generale, parlando del cliente occasionale, ciò che mi colpisce è chi conosce i propri gusti e va dritto al punto, ma se non trova in casa il pezzo lo ordina e ripiega su altro, magari chiedendo suggerimento e abbandonandosi alla serendipità che il mio locale fomenta. Mi piace vedere persone che girano per gli scaffali e si lasciano catturare da un titolo, una copertina, una storia che sentono nell’aria. Amo i lettori insomma

Come’è la situazione del mercato del libro ad Alba e dintorni? C’è qualcosa che cambieresti o qualche iniziativa che vorresti venisse promossa dalle istituzioni?

Alba è una piccola realtà di circa 30mila abitanti, ma le librerie attive sono addirittura 7, credo uno dei record italiani assoluti come rapporto abitanti/librerie.Possiamo contare sull’indotto dei bellissimi paesini sulle colline circostanti (le Langhe), ma nei quali non esistono librerie di riferimento.

Gli albesi sono quindi buoni lettori o quantomeno comprano libri, ma è chiaro che più iniziative culturali vengono create maggiore è lo stimolo per continuare su questa buona piega. Non amo l’interferenza delle istituzioni, preferisco tutto ciò che riusciamo a creare con le nostre forze, magari facendo rete con altre librerie e con le tante associazioni operanti sul territorio. Ciò che mi auspicherei dalle istituzioni è la disponibilità a concedere gratuitamente i locali dove fare queste manifestazioni, il patto dovrebbe essere: noi ci mettiamo la ciccia e voi il posto dove consumarla. Devo dire che l’amministrazione di Alba in questo è piuttosto sensibile e ci viene spesso incontro.

Organizza assieme a noi librai tra le altre cose una bella serata che si chiama Notte bianca delle librerie che si svolge il secondo sabato di maggio dove il centro viene chiuso al traffico e tutte le attività culturali organizzano più eventi a cielo aperto trasformando la città in una grande libreria. L’atmosfera è veramente confortevole!

A corollario della domanda precedente: come si può incentivare il prosperare delle librerie indie in Italia? E come si promuove la lettura nel paese?

Per promuovere la lettura secondo me si dovrebbe ripartire dalle scuole, ma lasciando libera scelta ai ragazzi e non fossilizzandosi solamente sui soliti cinque-sei classici (per quanto importanti).
La lettura andrebbe sempre proposta come un piacere e un godimento, mai come un lavoro impegnativo (impareremo da soli che impegnarci a capire concetti sempre più ostici è puro divertimento). Si dovrebbero moltiplicare iniziative tipo i 500 euro app18 e docenti, che nel loro piccolo hanno stimolato un sacco di gente a riapprocciarsi ai libri e a togliersi sfizi che altrimenti sarebbero rimasti sopiti.

La vostra selezione di libri è molto accurata, come avviene normalmente? Solo gusti personali o un’occhiata agli aspetti commerciali? Insomma quali sono i parametri di scelta?

Sicuramente i nostri gusti la fanno da padroni poiché io consiglio volentieri soprattutto roba che conosco, che ho letto e che mi è piaciuta. In questo mi aiuta molto la mia compagna Serena, anche lei vorace lettrice. Poi i consigli e le recensioni dei nostri clienti. La libreria si nutre di questo, degli scambi giornalieri di idee e consigli tra amici.

Poi selezioniamo editori di cui ci fidiamo che ci propongono i loro autori, con questi editori so di potermi fidare ciecamente perché sono un po’ come noi, pubblicano solo ciò che gli piace veramente.

Difficilmente troverete nella nostra libreria le ultime uscite dei bestseller (alcuni sì ovviamente, un Don Winslow o un Wu ming non mancherà mai) ma riusciamo a far arrivare qualsiasi libro ordinato nel giro di 24/48 ore.

Il rapporto tra libraio e editore indipendente è cruciale per la riuscita di un libro, per la selezione in nome della qualità e per un’offerta che avvicini il libro al lettore. Secondo te come si può rinsaldare questo doppio binario? Associazionismo, convegni, fiere o altre iniziative?

Rapporti personali. Bisogna conoscerci. Trovare i punti comuni e farne punti di forza. Scoprire le divergenze e cercare di appianarle.

Quali sono i tuoi autori preferiti e, se c’è, il genere o la forma che prediligi?

Tendenzialmente sono un cultore della narrativa classica per cui i miei autori di riferimento sono Dostoevskij, Gogol’, Bulgakov, Steinbeck, Zweig ecc… ecc… ma guardando al presente sto diventando assolutamente onnivoro e adoro scoprire autori emergenti o mai tradotti che mi diano emozioni.

Ultimi libri folgoranti: Nella perfida terra di Dio, Omar di Monopoli, Adelphi e L’arcipelago della nuova vita, Andreï MakineMakine, La nave di Teseo.

Qual è stato il best seller della Milton nel 2017 e quale avresti voluto che fosse?

Il bestseller 2017 credo sia stato Corruzione di Don Winslow. Sono felice sia stato lui, avrei voluto fosse stato e ci siamo andati vicini vendendone moltissimi: La notte in cui suonò Sven Vath di Lucio Aimasso, Casa Sirio editore. Straordinario.

C’è un autore italiano alle prime armi che ti ha colpito negli ultimi tempi? E uno straniero?

Lucio Aimasso per l’appunto. Uno scrittore con la S maiuscola. Tra gli stranieri Andreï Makine e Philip Ó Ceallaigh.

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