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Nel futuro che stiamo già vivendo, l’uomo, da animale che era, cerca di farsi altro: diventare uomo. Noi professiamo l’inversione. Perlomeno come direttrice dei ragionamenti che ci promettiamo di portare avanti in questo luogo. In questo spazio ci occuperemo di metamorfosi: precisamente di come gli esseri umani possono tornare animali. Trasformarsi – come nel passato preistorico – in animali selvaggi, in bestie. Parleremo di spiritualità, paranormale, magia, psichedelia, morte, estinzione, suicidio, antropocene, femminismo e patriarcato, paganesimo e sciamanismo, discipline orientali, estasi, ascesi, cosmogonie e nuove cosmogonie, astronomia e astrologia, e archeoastronomia, e geografia e geopolitica; e anche di tutto ciò che resta. Senza un limite ma con un’idea, una stella da seguire.  Non è una rassegna di filosofia, né di cultura o contro-cultura. È un luogo dove si parla dei processi e se ne immaginano di nuovi, una moltitudine di voci che convoca il pensiero per indagare l’impensabile. Un posto dove cerchiamo di capire come potrebbe essere possibile guardare con gli occhi della belva. Sentire nuovamente, nel silenzio, l’odore del cibo, il cibo per la nostra mente. Il nutrimento del nostro Sé. Ovvero ciò che ci serve per cambiare idea, per aprire gli occhi ferini nel buio, e vedere. Nella Teriantropica guardiamo agli spettri, al silenzio, al buio e al vuoto. A tutto ciò che è nascosto o che qualcuno ha nascosto. Non per illuminare ma per lasciarci riempire da quell’oscurità ignota. Per il gusto di poterci immergere e non vedere più nulla. Ecco: il nulla è la nostra stella, se nulla vuol dire esperienza priva di pensiero o che si priva del pensiero. Per poi a esso tornare. Se Nulla vuol dire la maggior parte di ciò che ci sta attorno e che ancora non sappiamo nominare – dato che crediamo di non poterlo nemmeno vedere, il vuoto. Il Nulla è la nostra luna piena e noi vogliamo carpire il segreto del licantropo. Studiando i testi sapienziali e sporcandoci le mani di sangue. Mangiando niños con Maria Sabina o rileggendo i filosofi greci alla luce del gveda. Qui, tra i quaderni di Cioran e gli aforismi dell’I Ching, fondiamo il nostro campo di esplorazione permanente.

 

David Ellingsen, «Cry Wolf», Anthropocene

David Ellingsen, «Cry Wolf», Anthropocene

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