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Lì dove cito Lo splendore. Lo splendore, torno a ripetere, è quanto proviamo nel parossismo dello spasimo cardiaco che ci porta alla stasi. Questa stasi è quanto troviamo nel fluire incessante, nel mutare continuo del divenire. Per questo ci tengo a precisare che il lungo ragionamento, il lunghissimo racconto che ho intitolato Lo splendore, e con il quale da anni cerco di dare chiara espressione allo splendore, in effetti non è altro che un romanzo. Non sono un patito delle definizioni letterarie, o delle definizioni in genere, ma ora mi piace dichiarare che, non so se favorito dall’ispirazione divina o dal caso o dalla necessità, oppure a causa di un qualche calcolo meno ominoso e più razionale, mi sono ritrovato a dare espressione allo splendore attraverso un romanzo, e questo perché non c’è congegno artistico più mescolato e promiscuo di un romanzo, e, quindi, non c’è nulla di meglio di un romanzo per fare brillare l’essere mentre si oscura nel divenire; non c’è nulla, più di un romanzo, che sia adatto a questo mescolato, promiscuo splendore.

Veronica Leffe, «Lo Splendore».

Veronica Leffe, «Lo Splendore».

Bibliografia

Pier Paolo Di Mino, Lo splendore (ancora in fase di scrittura, senza editore)
Tuttavia ne Lo splendore giocano un ruolo fondamentale un certo numero di pseudobiblia che sono stati accuratamente scritti dall’autore, e fra i quali ne spicca uno che si intitola Il libro azzurro.

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