La letteratura è piena di alternative per quanto riguarda padri di fantasia che vanno ben al di là delle pessime capacità genitoriali (come l’essere assenti, per esempio, o poco amorevoli o prepotenti) e si tuffano direttamente nel crimine. Non si parla di padri come Dominic Molise in Un anno terribile di John Fante: un muratore italiano emigrato in America che non capisce il sogno del figlio di diventare un giocatore di baseball; oppure il padre di Marcel nella Recherche di Proust che lavora al ministero degli Interni e non ha contatti con il figlio; o ancora di Mr Bennet in Orgoglio e pregiudizio che per pigrizia delega tutto alla moglie. Si tratta invece di padri che rappresentano l’incarnazione del male e perseguono le proprie condotte criminali sulla scia di cortocircuiti psichici.
La violenza sembra essere un tratto comune dei padri di invenzione, e spesso i loro orrori sono il punto cruciale della storia o la fonte della narrazione. Sarebbe troppo facile citare il Jack Torrance di Shining creato da Stephen King. Vediamo quindi la lista di cinque padri tra i più temibili usciti dalle pagine di scrittrici e scrittori illustri.
1. Culla nel Buio fuori di Cormac McCarthy (Einaudi)
La più famosa esplorazione della paternità di McCarthy probabilmente è La strada (Einaudi), anche se il ruolo del padre in quel romanzo meriterebbe una lista a parte (nel caso ce ne fosse una dedicata ai padri che cercano di salvare i loro bambini da uno spaventoso e decadente mondo post-apocalittico). Culla, il padre ne Il Buio fuori, non è meno memorabile dall’altro lato delle spettro. Mette incinta sua sorella Rinthy e, dopo la seguente nascita, porta il bambino nel bosco e lo lascia lì a morire. Mente a Rinthy riguardo a ciò che ha fatto, dicendole che il bambino è morto per cause naturali, poi lascia la città. L’infanticidio tentato. La menzogna. L’incesto. L’abbandono. McCarthy, che non si tira mai indietro di fronte alle bassezze umane, ce le presenta tutte insieme in un unico padre perfettamente terribile.
2. Humbert Humbert in Lolita di Vladimir Nabokov (Adelphi)
Nessuna lista di cattivi padri – e patrigni – in letteratura sarebbe completa senza Humbert Humbert. Ossessionato da una ragazzina di dodici anni, la manipola per diventare il suo padre adottivo e avere rapporti sessuali con lei. Questa lista dimostrerà che Nabokov non è il più innovativo nello scrivere su un pedofilo, ma ciò che fortifica la posizione di Humbert nel rango dei cattivi padri è il modo in cui la sua psicologia viene messa a nudo. Le sue infinite giustificazioni e gli scrupoli per i suoi desideri, il modo in cui cerca di addossare la colpa a Lolita. Queste gigantesche distorsioni della realtà sono più importanti del semplice riconoscere che il suo ardente desiderio nei confronti di giovani ragazze è inadeguato.
3. Eugene in L’ibisco Viola (Einaudi) di Chimamanda Ngozi Adichie
Grazie alla combinazione di moderno giornalismo investigativo e di una delirante sete di curiosità per la vita privata dei personaggi pubblici da parte della gente, è sempre più difficile per i doppiogiochisti agire come esempi morali in pubblico e come mostri in casa. Tuttavia succede ancora con frequenza sconcertante e il bellissimo racconto di Adichie, ambientato in una Nigeria post-coloniale, gioca proprio su questa premessa. Eugene Achike è un uomo d’affari di primo piano cattolico e rispettato, ma dietro l’apparenza di attivista della comunità c’è un individuo non soltanto prepotente e dispotico verso la sua famiglia, ma qualcuno che alla fine la riduce in poltiglia. Abusare dei propri bambini è terribile, farlo quando tutti ti elogiano perché hai un grande cuore è anche peggio.
4. Il vecchio Nick in Room di Emma Donoghue (in Italia Stanza, letto, armadio, specchio per Mondadori)
I padri dispotici non sono rari. Eppure, legiferare su quali indumenti tuo figlio può indossare o stabilire un rigoroso coprifuoco è nulla in confronto alle limitazioni che il vecchio Nick impone alla sua famiglia. Famiglia è un parolone dal momento che il vecchio Nick violenta la donna che conosciamo come la mamma, la quale dà alla luce Jack, e poi tiene segregati la mamma e Jack per cinque anni in un bunker senza finestre: quello spazio che Jack, in modo straziante, chiama Room. Se le stravaganze stile schiavizzo-mio figlio-in un seminterrato del vecchio Nick vi sembrano stranamente familiari, non preoccupatevi: Emma Donoghue si è fatta ispirare da una storia vera ancora più contorta che ha fatto notizia a livello mondiale nel 2008.
5. David Melrose in Non importa di Edward St. Aubyn (primo romanzo della serie contenuta in I Melrose per Neri Pozza)
Anche se è difficile da battere un padre psycho-killer come Jack Torrance in Shining, i padri che manipolano la mente meritano un posto in questa lista. Non importa è parte di una serie di cinque libri che Edward St. Aubyn ha vagamente basato sulla sua vita essendo cresciuto in una aristocratica famiglia disfunzionale inglese. Il padre, David Melrose, è crudele e manipolatore (fino all’abuso sessuale)
e conduce una sorta di guerra psicologica contro la sua famiglia. Ad esempio, Melrose «sapeva che la sua cattiveria nei confronti della moglie sarebbe stata efficace solo se l’avesse alternata con manifestazioni di preoccupate ed elaborate giustificazioni per la sua natura distruttiva». Non a caso i libri successivi della serie esplorano le ripercussioni dell’abuso mentale del padre, dalla depressione alla dipendenza da eroina.
*Questo articolo prende spunto da un pezzo uscito su Electric literature, il cui estratto è stato tradotto dalla redazione di Altri Animali
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