Che cos’è?
L’Inquieto è la diretta conseguenza dell’aumento del tasso di disoccupazione giovanile nel nostro Paese. È l’antidoto che ci voleva per fronteggiare il malcostume, il maltempo e il mal comune mezzo gaudio. È l’alternativa smart alle start-up, a Pinterest e ai Train Manager di Italo. È una rivista mensile che nel giro di poche ore è diventata bimestrale, trimestrale, quadrimestrale, infine semestrale.
Tutto questo – e molto meno – è L’Inquieto, lo scontro frontale fra scrittura e illustrazione, la constatazione amichevole fra parole e disegni.
Per ogni uscita, una decina di racconti illustrati e illustrazioni raccontate, narrazioni fotografiche, e tante altre rubriche moderatamente interessanti.
Chi siamo?
Siamo quello che mangiamo.
Siamo alcuni, uno scrive l’altro disegna, perlopiù. Siamo nati vicino ai disastri nucleari e brilliamo al buio, risparmiamo sulle bollette, poco. Siamo accerchiati dai campi da minigolf e ci divertiamo, mai. In redazione – un coworking affollato di lavagne, biliardini e buone idee – siamo tre, mentre dal 2013 a oggi, 113 tra illustrar* e scritt* hanno contribuito al progetto con disegni e racconti.
Comunichiamo attraverso app, software gestionali e tessere pirata di Tele+. Le nostre riunioni di redazione sono animate da interminabili dibattiti in cui i gender studies la fanno da padroni. Per non mortificare la libertà di espressione e non operare discriminazione di classe, vige soltanto una regola: il diritto al refuso, da intendersi come momento di affrancamento dalla rigidità della grammatica italiana e dalla pusillanimità di quelle diverse tonnellate di laureati in scienze umane che ogni anno vengono sversati per strada. La norma redazionale, questo meccanismo coercitivo attraverso cui l’editor precario sfoga la propria frustrazione – va da sé – è irrevocabilmente al bando.
La mission
Le nostre tre parole chiave: tradizione, innovazione, sostenibilità. Tradizione: ovvero il rispetto per ciò che ci ha preceduto. Dai Quaderni piacentini ai Piccoli brividi, da Malebolge a Cioè, L’Inquieto affonda le proprie radici in esperienze culturali alte, così come in riferimenti popolari condivisi dalle masse. Innovazione: strumenti all’avanguardia, per comunicare con voi. La diffusione dei nostri contenuti avviene tramite Blogspot, una piattaforma ancora poco conosciuta ma dalle prestazioni al momento senza eguali. Una rivista, oggi, non può mostrarsi sorda nei confronti delle nuove esigenze dettate dallo sviluppo tecnologico. Responsive, SEO-oriented, optimization. Tutti termini che non capiamo, ma che pronunciamo più che dignitosamente. Per non parlare della nostra attenzione per la traduzione. Forse non tutti sanno che L’Inquieto è una rivista completamente bilingue: se si legge la pubblicazione dall’ultima pagina alla prima, e si legge ogni singola parola da destra verso sinistra, si noterà che tutti i racconti sono tradotti al contrario, nella lingua della Loggia Nera.
Sostenibilità: chi ha detto che la carta nobilita? La carta taglia, si strappa, occupa spazio. La nostra rivista crede con fermezza nel free-download e nei creative commons. Tutti i nostri numeri sono sfogliabili e scaricabili gratuitamente dal nostro sit… ehm… blog. Nessun albero viene abbattuto per colpa del nostro magazine. Se per voi la natura non è tanto ok, nulla vi vieta di stampare un centinaio di copie e di disperderle nei boschi, alla faccia della nobilitazione….
Perché?
Per noi. E per noia. E perché eravamo stufi dei vostri long form su Romelu Lukaku e sul lascito intellettuale di Pasolini.
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Leggi Fractaglia, il nostro ottavo numero
Leggi L’elefante, il racconto di Elisa Ruotolo e Patrizia Beretta su Altri Animali
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