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Per vivere al meglio i giorni di un così nuovo momento di raccoglimento, è stato a più riprese consigliato di rivolgersi alle cose ben fatte dei tempi andati come teche, archivi o classici. Riempire queste ore sospese con prodotti culturali cui di solito non abbiamo tempo di dedicarci ci avrebbe rinnovato e anche protetto dalla dubbia qualità di molti interventi nati per sopperire al vuoto delle agende. Tuttavia, per le clausure vale probabilmente quello che vale per i viaggi, e non bisogna farsi chissà quali illusioni palingenetiche: «chi parte mona, torna mona». Alziamo quindi lo sguardo.

Il mercato dei fumetti ha seguito la sorte di quello del libro: si è fermato. Alcuni editori hanno cercato di inventare nuovi modi per aiutare le librerie, tenere compagnia ai lettori, restare presenti. Questo è avvenuto in particolar modo per mezzo di internet. In parallelo, sfruttando le possibilità di Facebook e Instagram, alcuni autori hanno invece cominciato a pubblicare delle tavole originali, per raccontare sublimare o contorcere il quotidiano; ancora su internet, il governo cinese ha diffuso una magniloquente storia di propaganda; e sul loro sito, ma questa è una prassi più comune, i redattori del New Yorker hanno pubblicato un’interessante reinterpretazione di un classico riletto in chiave satirica. Cina, Belgio, Italia, Stati Uniti: un breve campionario di esperienze di fumetti di quest’ultimo mese.

P.s. Per quanto riguarda il rapporto tra fumetti e internet, tema complicato, è possibile guardare un documentario reso disponibile su Youtube proprio in questi giorni, Fumetti verticali di  Daniel Oren. Vi si parla esclusivamente del mercato italiano.

Le tavole di Eric Lambé

Eric Lambé è un autore belga, professore a Bruxelles, membro del collettivo FRMK. Ha vinto nel 2017 il Fauve d’or al Festival di Angoulême, il premio più importante di Francia e d’Europa, con un libro delicato che è una sorta di cronaca tra fuoco e ghiaccio, dolore e rinascita: Paesaggio dopo la battaglia. Si tratta del suo unico titolo tradotto in italiano, da Coconino. In questo momento si sta dedicando a un progetto strano, un gioco: Botanike Komiks. Si tratta di un album di un rosa acceso, parodia del formato classico di 48 pagine a colori cui il fumetto franco-belga ufficiale, quello di Tintin e di Asterix, era costretto prima degli anni Novanta. Lo stile di Lambé recupera la linea chiara di questa tradizione; si tratta di una linea precisa, architettonica, che dovrebbe trasmettere per l’appunto una visione chiara del mondo. Lambé la scimmiotta, la pone al servizio del disordine facendone strumento per una rappresentazione dell’età contemporanea intesa però come tempo dell’assurdo. Il progetto ha continuato durante la quarantena, e Lambé ha pubblicato sulla sua pagina Facebook una sorta di occasionale diario minimo.

 

Le strisce di Leo Ortolani

Chi, invece, si è preso la briga di tenere un vero e proprio diario quotidiano è Leo Ortolani. Celebre per la serie di Rat-man (1989-2017), parodia in salsa italiana dell’universo supereroistico, ha recentemente pubblicato la storia lunga Cinzia (ritratto e vita di un personaggio transessuale nato dentro Rat-man) e ristampato Due figlie e altri animali feroci, storia personale, sempre con Bao. È un amante della forma corta: aveva per esempio già pubblicato sul suo blog recensioni cinematografiche anche loro caratterizzate da un vivo umorismo. Il suo diario della quarantena è uscito (esce) sul suo profilo Instagram, puntualissimo. Segue le notizie, facendo satira sulla propria condizione con, di tanto in tanto, riferimenti all’universo cinematografico (di massa e di culto). Il suo è un modo di sdrammatizzare e, occasionalmente, sollevare un benefico dubbio sulla società e le abitudini che circondano il lettore.

L’aspetto tecnico cui fare attenzione è il formato di questo diario: la striscia. Si tratta di una forma (comica) tipicamente americana che in Italia non ha una grande storia e fortuna. Oggi, però, possiamo notare come l’uso di Instagram da parte dei fumettisti – soprattutto giovani e dunque fenomeni giovanili, come Mattia Labadessa o Walter Petrone – abbia creato un nuovo approccio a questa struttura classica. Non c’è ancora la maturità di Tom Gauld (tradotto su Linus), ma si presentano con un ritmo nuovo e interessante, almeno da un punto di vista strutturale, utilizzando al massimo le possibilità che Instagram offre di costruire attesa e sorprendere con la battuta finale.

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Il fumetto del Quotidiano del Popolo

Sfruttare al massimo le potenzialità del supporto di lettura è una caratteristica che la scelta di Leo Ortolani condivide con il fumetto di propaganda sulla lotta al Coronavirus fatto produrre dal governo cinese, pubblicato da Renmin Ribao (Quotidiano del Popolo). È possibile sfogliarlo a questo link, ed è consigliabile farlo dal cellulare, per poter seguire agevolmente il senso di lettura; aperto da una copertina a lettura verticale, il testo gira di novanta gradi per cominciare a raccontare seguendo uno scorrimento orizzontale.  Questo fumetto dal disegno realista (quasi un fotoromanzo) ha infatti un rapporto stretto ed eclettico con la tradizione. Cita per esempio La creazione di Adamo di Michelangelo, in una forma al limite del kitsch, per mostrare la consegna di una mascherina. E soprattutto, in maniera molto interessante, questa creatura visiva arricchisce la lettura su di un supporto elettronico con il recupero della pittura monumentale e panoramica della tradizione classica orientale, lunghi racconti svolti orizzontalmente, parenti della Colonna di Traiano e dell’Arazzo di Bayeux.

Si tratta di un Atlante della Cina contro l’epidemia, in cui come in una parata sfilano tutti i protagonisti della lotta al virus. L’approccio militare al problema e l’uso di un registro bellico sono usati per caratterizzare lo spirito di sacrificio e di resistenza dimostrato da governo e popolazione: in questo fumetto si osserva la vita quotidiana sconvolta, l’abnegazione dei medici, la prontezza di risposta della struttura governativa. È un’opera celebrativa, che festeggia una vittoria e, tramite essa, il sistema che l’ha prodotta, eliminando dal racconto qualsiasi elemento possa sollevare dubbi.

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Little Donald’s Sneeze di Peter Kuper

Un esplicito rapporto con la tradizione struttura anche la vignetta pubblicata il 20 aprile sul sito del New Yorker. Fa parte della sezione comic strip, una rubrica non seriale che raccoglie tutti gli interventi disegnati pubblicati dalla rivista. Peter Kuper è un fumettista e illustratore, abituato al formato di striscia, storie autobiografiche, scrittura politica. In quest’occasione, per fare satira sull’incostanza del presidente Donald Trump, riesuma un classico del fumetto di inizio Novecento, Little Sammy Sneeze di Winsor McCay. Il presidente è facile oggetto di prese in giro, come inventare qualcosa di imprevisto?

Winsor McCay è uno dei grandi padri del fumetto (e dell’animazione). La sua serie più famosa è Little Nemo in Slumberland: avventure oniriche della durata di una pagina, dalla sceneggiatura inventivissima eppure ordinata, che si concludevano ogni volta con il risveglio del giovincello nel proprio letto, destato da un sogno o dai genitori. Così come Little Nemo, anche la (precedente) serie di Little Sammy Sneeze era stata costruita dall’autore sulla regola di un finale fisso: il piccolo Sammy doveva starnutire e così sconvolgere tutto quello che lo circonda.

Peter Kuper prende quest’azione oggi così diffusa e temuta, lo starnuto e, sul disegno di una striscia originale di McCay (del 14 maggio 1905), scusandosi umilmente in basso a destra, costruisce la propria illustrazione: Donald prende il posto di Sammy; intorno al titolo, la “sigla” che descrive la condanna allo starnuto di Sammy si trasforma nella condanna di Donald alla menzogna sistematica.

Il disegno non è modificato, se non per quanto riguarda testa, chioma e cravatta del protagonista, e la mascherina della madre nell’ultima vignetta. Cambiano però le parole, chi le pronuncia, la presenza di alcuni manifesti. Le sei vignette raccontano, nello spazio di una scenetta, la politica americana di fronte al virus dal 25 febbraio al 17 marzo, costruendosi su citazioni puntuali del presidente Trump. Ogni frase pronunciata dal bambino è tratta da una dichiarazione, ogni vignetta è datata. Così Kuper, nel costringere queste parole nel tempo di una striscia, riesce a schernire la repentinità comica e inquietante dei cambi d’opinione del proprio presidente.

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Fumetti a distanza di sicurezza

La vignetta che fa da cappello al titolo di quest’articolo è di Steve Michiels, un sardonico autore belga che scrive e disegna con un umorismo sociale votato all’assurdo. Vi vediamo un disegnatore a distanza di sicurezza dalla propria tela. È un invito a ragionare con cautela, facendosi “una vignetta indietro”, su di un tema complicato? È un gioco divertito? Un ragionamento sul rapporto tra verità e opera d’arte? (Ceci n’est pas un virus).

Intanto, per chiudere il giro, prendiamo una vignetta di Giorgio Caripinteri, del 27 aprile. Grande autore (pezzo di storia del fumetto italiano per quanto fatto col gruppo Valvoline negli anni Ottanta), durante la quarantena ha anche lui pubblicato sistematicamente delle illustrazioni sul proprio profilo Instagram, a metà tra l’ironia di Ortolani e la freddezza di Lambé. È stato intervistato a questo proposito su Artribune. In questa vignetta scherza sulle conseguenze semiologiche che il virus porterà nel mondo dei fumetti: una conferma della maturità di un’arte che, nel farsi anche di questi strani tempi, ragiona su se stessa, i propri mezzi e la propria storia.

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