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Io mi porto questo verde alle labbra –
questo vischioso giurare di foglie –
e questa terra che è spergiura: madre
di bucaneve, aceri, quercioli.

Mi piego alle umili radici, e guarda
come divento insieme cieco e forte;
ché non fa dono, il risonante parco,
di una sontuosità eccessiva agli occhi?

E – palline di mercurio – le rane
con le voci s’agglomerano a palla,
i nudi stecchi si mutano in rami
e in lattea finzione i vapori dell’aria.

Osip Mandel’štam, Ottanta poesie, traduzione di Remo Faccani, Giulio Einaudi editore 2009.

Sara Cucè, «Fate», This body is no one’s home

Sara Cucè, «Fate», This body is no one’s home

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