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L’acqua […] tutta liscia e in apparenza immobile, […] il cui scorrere era così regolare che dava anche, malgrado la sua velocità, l’impressione della quiete, di una sosta precaria nel moto quale ci è consentito di ammirare nelle istantanee: un sasso che sta per infrangere la tranquillità di uno stagno, ma che la fotografia ha fissato nella sua caduta a pochi centimetri dalla superficie.
[…]
Sulla destra, dalla parte dell’acqua immobile e piatta, si frange, sempre nello stesso punto, la stessa piccola onda.

A. Robbe-Grillet, Istantanee, Nonostante edizioni

I lettori italiani conoscono e potranno conoscere l’eterogeneo panorama del nouveau roman grazie all’instancabile lavorio di una piccola ma ammirevole casa editrice con sede a Trieste, Nonostante edizioni. Si sono sobbarcati l’impegno di divulgare i romanzi degli interpreti più significativi di questo movimento culturale, come Nathalie Sarraute, Claude Simon e Robbe-Grillet, l’autore al centro di questo articolo.

Istantanee (traduzione di Guido Neri, Nonostante, 2017) si differenzia dagli altri libri dell’autore, principalmente perché si tratta di una raccolta di brevi prose. In questo caso Robbe-Grillet esplora un territorio nuovo attraverso alcuni scritti che già dalla quarta di copertina vengono etichettati con difficoltà. Alla prima e più immediata definizione di «racconti», infatti, viene preferita quella di «piccole fotografie», o di «scene cinematografiche».

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Queste sei piccole prose, scritte in un arco cronologico che va dal 1952 al 1962, sono perfettamente coerenti con il cammino intellettuale di Robbe-Grillet e presentano al loro interno le variazioni sui temi che saranno propri di tutta la sua parabola letteraria. La forte intertestualità, quello che nella postfazione Meneghelli chiama «singolare catalogo transtestuale», salda l’immaginario delle istantanee alle prove narrative di più ampio respiro. Limitandoci al periodo della raccolta, basterà citare le analogie con la trilogia ideale costituita da Le gomme (1953; traduzione di Franco Lucentini, Einaudi, 1962), Il Voyeur (1955; traduzione di Stefania Ricciardi, Nonostante, 2013), un vero caso letterario, tant’è che la Minuit pubblicò una brochure dal titolo La Querelle du Voyeur, nella quale erano riunite le uscite pubbliche sul romanzo, e infine La Jalousie (1957; traduzione di Franco Lucentini, Einaudi, 1982), tralasciando il primo romanzo, Un régicide (1949; traduzione di Roberto Marro, Testo & Immagine, 1999), acerbo, rifiutato da Gallimard e pubblicato solamente trent’anni dopo la sua stesura.

Già dalla prima prosa della raccolta, Il manichino, l’autore anticipa uno dei suoi temi più cari, ovvero la relazione che intercorre tra soggetto e oggetto. Robbe-Grillet sceglie di concentrarsi su quest’ultimo; nonostante il titolo, la breve prosa inizia e finisce sull’immagine di una caffettiera e il manichino si appiattisce fino quasi a uscire dalla scena. Naturalmente, è quasi superfluo ricordarlo, il soggetto non scompare del tutto neanche nelle altre prose della raccolta ma è sempre più o meno presente in filigrana. Lo stesso autore scriverà quell’epigrafe ormai programmatica del nouveau roman, «le cose sono là», spesso citata perché condensa quasi tutto ciò che il lettore dovrebbe aspettarsi da un suo romanzo, benché egli la scriva pensando a un romanzo futuro e non a priori. Al di là delle entità inanimate, superficiali, materiali e spaziali della sua scrittura, nelle sue istantanee come in altre opere, Robbe-Grillet lascia intravedere la presenza umana, per esempio quella dei bambini, di corpi, crani, teste che abitano lo sfondo e perdono la loro centralità.

All’effetto straniante della scrittura robbegrillettiana contribuisce quella che parafrasando Meneghelli potremmo definire come una «decontestualizzazione senza contesto», il fatto cioè che le allusioni delle istantanee non rimandino a niente, neanche all’infuori del testo. Suggestive a questo proposito le letture e scritture interrotte, disarticolate e frammentate, a volte vere e proprie mises en abyme, intercalate da Robbe-Grillet all’interno delle sue piccole prose.

Nei corridoi della metropolitana, un piccolo ciclo di tre istantanee, rappresenta un esempio paradigmatico di tali assenze umane che si susseguono su una scala mobile senza soluzione di continuità. Interessante sottolineare che Claude Simon, altro grande esponente del nouveau roman, scelse proprio l’ambiente metropolitano per lavorare al suo testamento letterario, Il tram (traduzione di Stefania Ricciardi, 2001).

La stanza segreta, dedicata al pittore simbolista Gustave Moreau, è un’istantanea molto figurativa dove accanto ai tanti colori che appaiono sulla scena emerge una pornografia ambigua, un accenno al suo immaginario sadico, altro tema importante che va per esempio dal Robbe-Grillet de Il Voyeur a quello della Topologia di una città fantasma (1983), con le sue mitologie vive e sensuali, ma che diviene centrale soprattutto nel suo lavoro cinematografico.

Leggendo il saggio posto a conclusione di questa raccolta apprendiamo che, secondo Jean-Philippe Loret, «con Istantanee il lettore viene iniziato ai principali procedimenti che Robbe-Grillet impiega nei suoi romanzi […] è il vademecum del Nuovo Lettore, questo Altro che il romanziere del Nouveau Roman ha tanto cercato».

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