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I pesci non esistono (add editore, 2020), diciamolo subito, è un libro sorprendente. A sette anni Lulu Miller chiede al padre scienziato di spiegarle il senso della vita. Il padre le risponde laconico che non c’è nessun senso, che ogni esistenza è destinata a finire nel nulla. È da allora che la Miller inizia una battaglia contro il nulla e contro il caos che lo governa, battaglia che la conduce in viaggi materiali e mentali, in paesi, studi, libri, cataloghi, interviste e biografie per trovare una risposta alternativa a quella lasciata dal padre.

Intorno ai vent’anni si trova a fare i conti con una visione lucida e spaventosa di sé, un vuoto interiore che la avvicina all’abisso di una vita altrui. Sente quindi parlare di un tipo strano con i baffi da tricheco (uno scienziato? un collezionista?) e la colpisce leggere che, quando un terremoto distrusse la collezione dell’uomo, composta da migliaia di pesci e relative informazioni scientifiche, sfidò il caos con ago e filo cucendo su ogni pesce che riusciva a riconoscere un’etichetta con il nome della specie di appartenenza, mettendo il suo lavoro al riparo dalla catastrofe.

L’uomo era David Starr Jordan, naturalista americano nato nel 1851, diventato botanico «per legittima difesa», per colpa dell’edera rampicante che riempiva la sua casa d’infanzia. Appassionato fin da piccolo di erbe e fiori, luci e insetti, oggetti di studio considerati dagli altri superflui, marginali, che lui invece viveva con dedizione missionaria. L’opera di Jordan e il lavoro di ricostruzione svolto da Lulu Miller sembrano camminare inizialmente in parallelo per poi scontrarsi e attorcigliarsi di fronte a percorsi ambigui che non possono essere seguiti.  A 150 anni di distanza, la vita di lui fu salvezza e condanna per quella di lei. Che nei momenti peggiori confidava di aver trovato una strada, la chiarezza, ma che più si addentrava nei tomi verdi della sua biografia più era costretta ad allontanarsene.

«Avevo sette anni e quello, strano ma vero, mise le basi della mia ossessione per David Starr Jordan fino poi a trasformalo nella persona da cui speravo di essere salvata quando, a distanza di anni, la mia vita andò in pezzi»

La vita di David non era infatti solo carriera, scoperte, tenacia. Era anche ombre oscure e cupe che la Miller non teme di avvicinare, in cui si addentra per fornire qualcosa in più della biografia di un tassonomista di fama mondiale; grazie a tale immersione trasforma I pesci non esistono in un volume di complessa definizione, in parte reportage, in parte narrazione, in parte indagine non solo scientifica ma intimista e filosofica. Il suo personaggio non è facilmente classificabile, né risolvibile nel suo lavoro. Attorno a lui infatti sorgono dubbi e sospetti, ci sono voci che lo legano a un omicidio irrisolto, taccuini pieni di mostri colorati e animali inesistenti, piccole regioni che custodiscono case abitate da personaggi malati o solo fuori dalla norma, strade di isole deserte che lo condurranno ad estremizzare teorie e condizioni apprese anni prima, fino a renderlo un pensatore pericoloso.

È forse questa la parte maggiormente interessante della ricerca compiuta dall’autrice. Scoprire come le cose si trasformano e dove tali trasformazioni possono condurre. Non solo quelle della natura, non solo le scoperte di nuove specie o forme di vita. Come cambiano gli esseri umani se prendono un bivio o l’altro, se ascoltano le parole sbagliate, se rinunciano alla coscienza e ai rimorsi. La Miller ricostruisce come Jordan sia arrivato a diventare uno dei grandi sostenitori dell’eugenetica e si domanda come possa prendere vita un percorso simile:

«Com’era potuto succedere? Che cos’aveva trasformato le creature nascoste e insignificanti che tanto aveva a cuore da ragazzino in qualcosa che da adulto avrebbe volentieri ammazzato? A che punto della storia era cambiato e perché?»

Ma soprattutto si interroga su come fosse stato possibile per lei scegliere come modello di comportamento qualcuno come Star Jordan, un bambino cresciuto con vivace passione vicino e dentro la natura, prima di trasformarsi in un uomo ambiguo e crudele. E di come si modificherà il suo approccio al senso della vita negato dal padre, la sua interpretazione del mondo e delle leggi che lo governano, il suo sguardo su come si catalogano le cose della natura, gli esseri umani, la loro importanza.

«(…) Non può non essere così anche per gli umani, per noi, rispetto alle stelle, all’infinito o a un’immagine di perfezione eugenetica, è logico che una vita umana appaia insignificante. Una briciola della briciola di una briciola, che viene e va. Ma questa è soltanto una delle infinite prospettive. Considerata in un appartamento di Lynchburg, in Virginia, quella stessa vita può contare molto di più. È un surrogato di figura materna. Una fonte di risate. Un modo di sopravvivere agli anni più bui»

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