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«la scrittura non sarebbe altro che il
dildo della metafisica del presente»
Jacques Derrida

«Gli uomini e le donne sono costruzioni metonimiche», lo è ciò che ci gira attorno, strumenti, dispositivi, performance. È la legge di «produzione e riproduzione» eterosessuale. Qui valuto, riassumo, scrivo della proposta (antitetica) di Paul B. Preciado, attraverso la sua bibliografia, dal rivoluzionario Manifesto Controsessuale dei primi anni duemila, al censuratissimo Terrore Anale, al pamphlet Sono un mostro che vi parla, l’intervento integrale di Preciado nel 2019 all’École de la Cause Freudianne.

Inizio dalla fine. In Sono un mostro che vi parla (Fandango, 2022, traduzione di Maurizia Belmelli), Preciado ce l’ha con gli psicoanalisti: «Io, corpo che il discorso medico e giuridico ha marchiato come transessuale, che la maggior parte delle vostre diagnosi descrivono come oggetto di una metamorfosi impossibile, al di là della nevrosi, dentro la psicosi, sono il mostro che vi parla». Potessimo ribadire: perché non vi interessa una discussione epistemo-poietica (cioè conoscitiva) sulla transizione sessuale?

Secondo Preciado la spiegazione è duplice. In primo luogo, il regime della differenza sessuale (binaria) è una conseguenza della dottrina psicoanalitica; ossia una norma sessuale, razziale e di genere che neutralizza l’alterità della donna, dell’omosessuale, dei corpi in transizione (lo stesso Preciado). In secondo luogo, la psicoanalisi condivide le premesse dell’etnopsichiatria «in termini di naturalizzazione della differenza sessuale», cioè, è responsabile della patologizzazione della non eterosessualità in termini di soggettivizzazione del genere; funziona così per Preciado: la pedagogia è ricerca eziologica del “sintomo” non eterosessuale sin dallo sviluppo prenatale, in cui gli «apparati biopolitici funzionano sui corpi in modo ancor più dispotico».
Vale la pena ricordare che il primo tentativo di «de-psichiatrizzazione» dell’omosessualità è in Il desiderio Omosessuale di Guy Hocquenghem – al centro di Terrore Anale. Nel saggio, l’omosessualità non è perversione (Kraft-Ebing), lo sviluppo (affettivo) non si è arrestato (Freud), ma è la conseguenza di un «regime politico», il capitalismo dirà Monique Wittig, il cuore pulsante dell’eterosessualità. Rimasta famosa, attualissima, la frase di Hocquenghem «non ci sarebbe omosessualità senza omofobia» è il punto di partenza della decostruzione di Preciado della eteronormatività.

In Sono un mostro che vi parla Preciado è sicuro, il regime eterosessuale è in crisi. Le ragioni sono due. La prima è di ordine biologico: l’idea che i dati cromosomici confermino la tradizionale opposizione sessuale binaria è falsa. Provo a spiegare. cromosomi sessuali sono due, X (femmina, recessivo) e Y (maschio, dominante), e in teoria anche il loro numero euploide (cioè il numero delle combinazioni dei cromosomi), che corrisponderebbe a 22. Ma le combinazioni possibili sono solo due 1Tralascio i casi di aneuplodia, in cui le occorrenze singole non sono più binarie e danno altre combinazioni come XXY (sindrome di Klinefelter) e XXXXXY (sindrome 49). (sarebbero tre, ma consideriamo la commutazione): XX, XY. Che sembra un risultato binario, ma non lo è: l’operazione tra cromosomi sessuali è asimmetrica, impari; YY non è possibile 2 Non accade in tutti i casi, per esempio le coppie di cromosomi che regolano il colore degli occhi funzionano altrimenti, tant’è che possiamo ottenere tre diverse combinazioni da due cromosomi A (occhi chiari, recessivo) e B (occhi scuri, dominante): AB, AA, BB. Fa sorridere che già questo di per sé invertirebbe i rapporti di forza del sistema patriarcale: il cromosoma Y è dominante solo se occorre con X, non da solo; allora il pene è una vagina rovesciata, e la vagina non è un non-pene. La proposta post-femminista di Preciado investe anche l’ambito neurobiologico 3 Maria Medina-Vincent definisce neurosessiste le tesi neurobiologiche che, a suo parere, corroborano le ragioni biologiche del binarismo di genere; qui trovate la trattazione completa: https://revistas.comillas.edu/index.php/pensamiento/article/view/7695/7516 ammesso che il cervello maschile differisca (organicamente) da quello femminile, e che ciò si possa verificare empiricamente, il valore prostetico-sociologico (del genere) è ininfluente; l’errore, secondo Sonia Reverter Bañón 4 Qui trovate i saggi di Sonia Reverter Bañón su neuroscienze e neurosessimo https://rua.ua.es/dspace/handle/10045/2819 , https://feminismos.ua.es/article/view/2003-n1-la-perspectiva-de-genero-en-la-filosofia . , è tradurre il genere in una caratteristica cerebrale, non si può sconfessare Simone de Beauvoir e l’idea che il genere sia un complesso insieme di condizionamenti culturali, politici e tecnologici. Il corpo è trasformativo, dice Medina-Vincent, l’identità sessuale si decide visivamente ma si trasforma chirurgicamente. Insomma, come sostiene Preciado in Manifesto controsessuale, il corpo non è più legato al genere.
La seconda ragione è teoretica; dice Preciado che «gli organi sessuali che il discorso scientifico, psicologico e psicoanalitico considerano emblematici della mascolinità e della femminilità, il pene e la vagina, non sono più reali del Ruanda o della Nigeria». Siamo di fronte, credo, a un’ipotesi semasiologica, il rapporto tra significante e significato è rivisto, cioè, in termini sociologici e non strettamente linguistici, il rapporto tra pene/vagina e la struttura e l’uso nella società. Il problema, secondo Preciado, è l’azione tassonomica di discipline come la pedagogia e la psicologia, che tendono a determinare la struttura dall’uso. In altre parole, diremmo che non è (solo) importante chiedersi quando la psicologia è scienza, ma quando è semplice approccio. La sovratensione del secondo è pericolosa, vincolerebbe (tout court) l’uso alla struttura. Altro discorso, da tenere a mente, è quanto lo strumento (il linguaggio) che descrive uso e struttura plasmi la nostra percezione/interpretazione dei due; la tesi riduzionista – ogni problema filosofico è un problema linguistico – è sempre vera a metà, anche in Preciado. Lo vediamo alla fine.

Quali meccanismi hanno permesso alla meccanica eteronormata di attecchire – gli stessi che resistono alla proposta di Preciado – ? Se il regime della differenza sessuale è una realtà empirica basata su una tassonomia razziale, l’ipotesi che i miti, oggetti narrativi complessi, siano lo strumento principe della radicalizzazione dell’eteronormatività è possibile. Pensiamo a Edipo: il senso di colpa che circonda il suo desiderio incestuoso è obiettivamente fondante della stabilizzazione del maschile; uno dei processi con cui la psicoanalisi ha riconvertito la nozione di rito in «rito della normalizzazione», che – pensandoci bene – fonda la nostra cultura. È la congettura de L’Anti-Edipo di Deleuze e Guattari.

Tuttavia, il regime sessuale, come ogni epistemologia storica, è mutevole. Lacan, addirittura, fu il primo a rimestare le fondamenta, ma ha costruito un metasistema anatomico più restrittivo del precedente; per esempio, in Lacan, il significante della sessualizzazione non è trascurabile (non lo è il corpo), quindi le persone trans confondono l’organo col significante. È il livello a cui interviene Preciado: «l’epistemologia della differenza sessuale è una patologia del significante» – vagina, pene – di cui ora conosciamo i sostituti nella programmazione controsessuale.
Prima tocca al dildo. Esso è l’oggetto o supplemento che scardina il sistema eterosessuale come apparato sociale di produzione della femminilità e della mascolinità tramite «la frammentazione del corpo in zone a elevata sensibilità motoria per poi renderle i centri anatomici della differenza sessuale». Il cuore della teoria controsessuale di Preciado non cerca un’azione che sfugga al dominio, bensì «modifica le posizioni enunciative, la circolazione dei fluidi, l’uso di organi e di corpi». La dildotettonica – la controscienza che studia e individua le deformazioni inflitte dal dildo al sistema sesso/genere discussa in Manifesto Controsessuale – definisce «il dildo un buco ontologico dentro la logica binaria delle identità di genere e sesso», ossia un elemento arbitrario che ha il potere di rifondare la differenza sessuale e di genere. Il dildo contraddice l’evidenza che il godimento abbia luogo in un organo appartenente al soggetto; il dildo non copre una mancanza, disfa la grammatica dell’autorità sessuale, parodizza la verità eteronormativa e resta non identificabile – «l’identità non esiste se non come un’illusione politica».

Poi tocca all’ano, che, in quanto «organo non organo», è in grado di sfuggire alla differenza sessuale, «come la mano», in quanto «organo post identitario» e libero dai criteri antropomorfici del volto e dei genitali – se davvero l’ano è un organo sessuale, a quale pratiche sessuali appartiene? Di più: l’ano è bioporto in Terrore Anale, ossia sposta «la sessualità dal pene penetrante all’ano recettore, cancellando le linee di genere, sesso e sessualità»; l’ano, quindi, non ambisce a essere il nuovo centro della sessualità, bensì decentralizza, de-gerarchizza. Certo, le strategie patriacal-coloniali potrebbero «ri-territorializzare» anche l’ano, ma a quel punto dovrebbero essere pronte, come dice il filosofo, a «lavorare con la merda». La preoccupazione anale è tutta maschile: «non si tratta del fatto che gli uomini abbiano un pene e le donne no, si tratta del fatto che gli uomini si presentano come se non avessero un ano. Il problema non deriva da un’eventuale invidia del pene da parte dei corpi chiamati “donne”, bensì dalla negazione di quei corpi che si pensano “maschili”».

Se c’è un momento per liberare Edipo dalla “fallocrazia” è questo. Ma intendiamoci sul significato di «liberare», che resta il verbo illusorio dell’Amleto anche in Sono un mostro che vi parla, perché il passaggio, la liberazione è tra prigioni. Credo, dunque, l’evasione non sia dall’insieme, ma nella transizione dall’insieme. Per due obiettivi: primo, impedire che l’attuale (o futura) tassonomia sessuale mantenga una dialettica del conflitto, dell’opposizione – l’ano è intaccabile da questo punto di vista; secondo, risolvere “l’evasione impossibile”, perché è evidente che la sovraestensione del modello precedente potrebbe non essere rappresentativa, lo stesso termine no-binary 5 È chiaro, logicamente, che il termine no-binary è problematico perché ha potenzialmente un’estensione infinita senza avere un’intensione precisa (nell’insieme binario), che quindi snatura il motivo per cui è nato, ossia evidenziare le differenze, non omologarle., è problematico. Serve destrutturare la corrispondenza tra il sesso e lo status socio-politico. L’intenzione di Preciado tende a una «classificazione non-classificazione» dinamica, transitoria, mutevole, additiva, mai meccanica, insomma gli anticorpi contro il monismo, l’assenza di caratteristiche distintive. Credo non si tratti di fluidificare le gerarchie, ma di moltiplicare le categorie 6 No, non possiamo proprio ragionare altrimenti, come infiniti studi cognitivi dimostrano; tra gli addetti ai lavori, questo è un famoso articolo per farsi un’idea: https://psycnet.apa.org/record/1991-32228-001. , puntare (senza mai arrivarci) alla rivoluzione perpetua di Marx. La metafora, nel saggio, bellissima, è quella del corpo «somateca», cioè «archivio politico vivente». I detrattori di Preciado criticano l’idea di ridurre i significati a metasignificati sociopolitici, il rischio è che la «somateca» post-esista la gestione discorsiva, scientifica, tecnologica, farmacologia ed economica che la produce e trasmuta.

Forse, una interpretazione alternativa può leggere nel Preciado-pensiero un gioco di nomi ed etichette in transizione. Intendo in termini logici: Preciado ci dice che la psicoanalisi finge di saper designare rigidamente (cioè in ogni mondo possibile), quando in realtà è una produttrice seriale di descrizioni finite (che cambiano in ogni mondo possibile) di cui espande il carattere locale; al contrario, il filosofo mostra che ogni parte dello spettro sessuale andrebbe interpretata proprio come un designatore rigido. Ciò, in un colpo solo, aggiusta due problemi, e ci mostra il valore aggiunto delle tesi di Preciado: massimizzare le differenze e contrastare il cortocircuito causa effetto tra società e linguaggio che regola lo spettro sessuale e che, in parte, sterilizza la prospettiva emancipativa controsessuale. Credo che il valore di un corpo prostetico è un corpo che chiede per sé, non per conto di: è «sempre un ritaglio arbitrario in un flusso polidromo».

Bibliografia per approfondire
BINETTI J. M., CRUZ V., SICERONE D. A. (2021), El transhumanismo de Paul Preciado: Sobre las ficciones antirrealistas del Manifesto contrasexual, in Revista de Filosofia (53, 151, 410-441).
BUTLER J. (2013), Questioni di genere. Il femminismo e la sovversione dell’identità, Laterza, Roma-Bari.
BEAUVOIR S. (1961), Il secondo sesso, Il saggiatore, Milano.
DELEUZE G., GUTTARI F. (2002), L’anti-Edipo. Capitalismo e schizofrenia, Einaudi, Torino.
DERRIDA J. (1997), I margini della filosofia, Einaudi, Torino.
FACUNDO NAHUEL M. (2018), Leer a Marx después de Preciado. Pensar el “fragmento de las máquinas” en clave transhumanista, in Praxis Filosofica (47, 169-194).
FREUD S. (1977), Tre saggi sulla teoria sessuale, Bollati Boringhieri, Torino.
HOCQUENGHEM G (2021), Il desiderio omosesssuale, Mimesis, Milano.
PRECIADO P. B. (2021), Sono un mostro che vi parla, Fandango, Roma.
ID (2019), Manifesto controsessuale, Fandango, Roma.
ID (2018), Terrore anale, Fandango, Roma.
ID (2008), Testo tossico, Fandango, Roma.
REVERTER S. B. (2003), https://rua.ua.es/dspace/handle/10045/2819
KRAFT-EBING (2006), Biografie sessuali. I casi clinici dalla «Psychopatia sexualis» di Richard von Krafft-Ebing, Neri pozza, Venezia.
WITTIG M., Il pensiero straight e altri saggi https://pensierostraighthome.files.wordpress.com/2019/04/il-pensiero-straight-e-altri-saggi.pdf

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