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Emanuele Martino e Stefano Friani sullo stato del paese: una conversazione grave ma non seria.

E.M: Tanto per rompere il ghiaccio: sai che esiste un filo rosso che tiene insieme terza guerra mondiale e Fabrizio Corona? «Domani ti porto le prove».

S.F: Martedì su Avanti popolo, in diretta dal tinello di casa Boccia-De Girolamo, scopriremo se la strage è di stato, anzi di quale stato. Sessione di live betting dal ritiro azzurro, Buffon dà le quote. In sovraimpressione scorrono i centri di recupero per ludopatie, un elenco completo lo ha stilato Repubblica, hashtag #usciredalgioco.

E.M: Interessante anche questa polemica, un po’ troppo popolare: ci bombardano (ancora?) di spot sul betting e poi fanno i sorpresi. Gira pure un meme: Inzaghi e Vieri con due bionde contro Tonali al blackjack. Differenze di passioni. E insomma gira che ti rigira vedi che alla fine si stava meglio quando c’era Bettarini con i macedoni. E pensare che al picchetto io mi gioco solo la Serie B. Cittadella sempre un 2 fuori casa manco fosse una preghiera.

S.F: Il calcioscommesse non è più quello d’una volta; le volanti a sirene spiegate a Novantesimo minuto, immagini sgranate d’un mondo migliore, d’un totonero in un corpo sano. Solo la fine è sempre uguale: tutti prosciolti, l’atto di purificazione è stato già compiuto.

E.M: E infatti Corona non perdona. L’Italia invece sì, e non venirmi a dire che la cosa non ti rassicura. Da noi Dio non è morto. #tuttipreticonleschedinedeglialtri

S.F: È l’Italian Dream bellezza. Il tedesco è efficiente, l’inglese witty, il francese bellicoso, e l’italiano? L’italiano è colpevole. Solo che da Corona che si è fatto il gabbio magari mi aspettavo un cicinin in meno di giustizialismo un tanto ar chilo. Diciamo non il nuovo Tortora.

E.M: Ma sì, e sai perché? Si è finalmente centrato rispetto al suo desiderio, come direbbe Recalcati: essere come quelli lì, giocatori, eziogreggi e gabibbi assortiti. Non lo vedi che è pure più cuccioloso? Dalla Fagnani a momenti le fa un occhiolino vecchie maniere. Mantieni il bacio Fabrì.

S.F: Ma poi non è più tempo, non si porta più, al massimo l’appassionato inarca il sopracciglio scettico à la Ancelotti e si chiede cosa rischia la Lazio.

E.M: Mo non è che ricominciano con il crack Cirio, Lotito vattene e Chinaglia, le figurine di Anna Frank. Eddaje no.

S.F: L’ho vista equipaggiata di kefiah a una manifestazione a Milano. Adesso per non ritirare fuori la polemica sul classico, ma in tanti si sono stupiti che dalle Harvard e dalle Sapienze di mezzo mondo ci si voglia iscrivere ai terroristi. Cinque anni di latino e greco, mi pare il minimo.

E.M: Rieccoli gli “studenti”, una roba ormai rétro ma sempre efficace. D’altronde meglio loro che l’ex ambasciatrice un po’ in iperventilazione dalla Gruber, così come Severgnini che ogni sera ci mette di fronte a una scelta: Hamas o riso allo zafferano?

S.F: Il solito ricatto morale, noi vogliamo il pane e le rose. La pancia del paese già tambureggia, i sondaggi parlano chiaro: vogliamo la pace o per dirla meglio vogliamo essere lasciati in pace che tanto là è una polveriera signò.

E.M: Quindi uno state boni che si fa collettivo. Che collante Maurizio Costanzo.

S.F: Io per un po’ ho compensato con Mannoni, stesso orario stesso approccio da cameriere romano scoglionato, le frasi buttate lì mezze smozzicate, da finirsi, alla buona volontà dell’ospite o dello spettatore, gli mancava solo la parannanza. Pure quando si intesta la difesa del molestatore lo fa controvoglia, sfinito, non je va.

E.M: Nella carbonara ci metti il guanciale o la pancetta? Macché, buttace una manciata di shrapnel. Quelli si prendono a granate, noi ce le facciamo panate, alla faccia della diplomazia. Più Max Mariola, meno Blinken.

S.F: Comunque noi ci facciamo sempre trovare pronti, un tempo volevamo i colonnelli, adesso addirittura i generali.

E.M: Certamente anche noi dovevamo avere la svolta in mimetica. Il generale poi mi diventa ecumenico; si studia a scuola. Il libro lo hanno chiamato «best seller controverso». E gli studenti: «Troviamo tesi e antitesi». Allora decidetevi ragazzi, il novo paese s’ha da fare, o protestate o vi autopubblicate un libro.

S.F: Lui prodotto autenticamente dop con camicia bianca sbottonata il giusto, abbronzatura e gel sul capello da arbitro, il jeans scolorito e quel piede un po’ birichino a scalciar l’acqua in uno scherzo da caserma, ai bei tempi della leva obbligatoria, della naja e del nonnismo. Ancora il come eravamo, il techetecheté, la burletta.

E.M: Eppure dice che l’italianità non si palesa olivastra. Magari intende d’inverno, che d’estate l’abbronzatura appiattisce le discriminazioni, vai a sapere. La questione razziale ma non balneare, una sgroppata col pedalò vale più di mille Egonu.

S.F: In tutto ciò niente mostrine, stellette o gagliardetti per Vannacci. Che tanto lo sappiamo che mica ci sei stato sul Carso o sul Don, caro Figliuolo, ti hanno pure dovuto trovare una fatica, con quella storia dei vaccini. L’unica medaglia da appuntarsi in petto per il generale d’area sovranista è il posto fisso: lo puoi demansionare, gli puoi fare mobbing, gli puoi far guadagnare i milioni ma quello a difendere la postazione rimane.

E.M: Che poi non ho mai capito se l’esercito si possa annoverare tra i poteri forti. Ce l’hanno i buoni pasto? No, è vero, hanno direttamente le mense: potere fortissimo. Vannacci invece scrive che c’è una sovra-rappresentazione di un certo pensiero. A me pare il suo, magari mi sbaglio.

S.F: A me però non m’incanta, c’è spazio per un solo generale nel mio cuor. Con quel suo look un po’ Euromaidan un po’ piazza grande, non aveva mica bisogno di scrivere libri il generale Pappalardo.

E.M: Ecco, quello l’avrei seguito a occhi chiusi. Mi sembra uno che ha le dritte giuste per magnà bene e spende poco. Fare il sovversivo mette fame. Ma uno spazio Rai per questi due approcci? Da una parte Figliuolo ligio alla Repubblica, dall’altra Pappalardo no mask. Mediatore Vannacci, che pare non rigoroso ma ambiguo. Lui alimenta il fuoco, fa polemica, dice che quello è gay ma non fa niente, che quell’altro è nero e problemi suoi: Cruciani praticamente.

S.F: Che poi s’è capito quali documenti passava alla moglie? Ma ti pare che ammetti l’alto tradimento in una didascalia di Chi? Nemmeno la grazia di farti beccare da Antonio Ricci.

E.M: Dicono dei documenti per la payback al Carrefour. Erano anni che lei insisteva. Sennò dormi sul divano. A proposito di Ricci: una cosa l’ho capita. Giambruno odia gli stempiati. E allora task force bello mio, nessuna minoranza deve essere lasciata sola.

S.F: Si dice sia stato fatto fuori dalla potente lobby dei pelatiani, col capintesta amico tuo, Fabbri.

E.M: Ti devo dire, ci sono rimasto male. Ma come? Gli imperi gli uomini le talassocrazie mariuole, e poi manco una laurea? A me andava pure bene un diploma in fisioterapia, non chiedevo molto.

S.F: Ma guarda che è già tutto dimenticato, nel sottosopra televisivo Fabbri savio uomo della strada ha un futuro. Orsini invece non so, l’ho visto dare solidarietà a Giambruno, il quale già mi diventa papabile per un ruolo d’opposizione – in fondo era aperturista nel paese dei blocchi navali, per la liberalizzazione delle droghe pesanti quando qua chiudono pure gli shop di cannabis light. L’azienda che lo ospitava mi sa che gli dà pure il benservito che è sempre raffreddato. La strada a sinistra, comunque, l’ha spianata Bandecchi, vero argine delle destre, che nella rossa Terni mazzola i fasci a colpi di aiuole e guardie giurate. E se non ti sta bene ti corca pure.

E.M: Gli shop di cannabis light? Fabbri direbbe che all’Europa è concesso il benessere economico ma non militare, perché satellite degli Usa. E io che volevo solo girarne una. E fattela ‘na risata, che domani te svegli in trincea. Bello però sarebbe scoprire cosa si sono detti in separata sede lui e Caracciolo al tempo delle dimissioni del Fabbri. «Me ne vado a rinforzare l’asse Cairo-Parenzo. Lascio il gruppo Gedi, scelgo il multilateralismo». E Caracciolo, passivo aggressivo: «La tua è una fatica imperiale, ma io rimando tutto al fattore umano, perciò va».

S.F: La laurea è quella cosa che ti succede se frequenti piuttosto a lungo un ateneo, ma certo se stai a rota con Medieval Total War poi ti convinci che la Francia voglia conquistare la Gran Bretagna passando dall’Irlanda, è un attimo che ti ritrovi dalla Gruber.

E.M: Stiamo diventando un paese di nerd. Ma non è che mi ritrovo un gamer a Palazzo Chigi tra una decina d’anni?

S.F: Io questa disgrazia non la temo: sarebbero i professoroni dopo due minuti. La pupa e il secchione? Abbiamo già dato, do you remember Mario Monti e il cagnolino Trozzy.

E.M: Medici no. Nerd neanche. Militari figuriamoci. E allora solo una classe politica nuova. Spiace ma torno sempre a D’Alema: servono nuove leve, diceva. Intendeva forse un allevamento intensivo di lobbisti per il paese che sarà, belli ideologizzati però, con ‘sto campanaccio al collo che se ne sbatte dei dovuti distinguo. Homo novus de’ sinistra. YEE-HAW!

S.F: Siamo invece alle soglie di una nuova stagione dell’amore, una Love Island istituzionale con Giambruno tentatore e tentato, donna Giorgia che si fa il profilo Tinder, la famiglia tradizionale che più tradizionale non si può, che poi alla fine si sa tutto si ricompone, lei lo perdona e il moral high ground è assicurato per gli anni a venire. L’amore vince sempre sull’odio l’ha già detto qualcuno, giusto?

E.M: Come la roccia sulle gocce d’acqua. O no? Com’era?

S.F: I leoni e i cani diceva Bonucci, in un’intercettazione credo. Anche Giorgia poi ha spostato gli equilibri, va detto.

E.M: Da Almirante al buongiornismo: nel gruppo facebook Sei di Fiuggi se che posta frasi di Coelho o foto di lupi che ululano alla nuova me.

S.F: Ma quello è già domani, la malinconia del potere perduto, le lunghe giornate da ingannare ripensando ai “se” della Storia, a quell’amorazzo che sarebbe potuto nascere con Modi, alla carriera a Bollywood. Oggi l’importante è Ginevra, dopo anni di mamme pancine finalmente abbiamo una mamma single presidente del consiglio. E Giambrü? Le accise sue e de chi non je le dice co la mano arzata. Si compie in fondo il destino di Giorgia. Lo diceva pure Wilde che il guaio delle donne è che diventano come le loro madri. Chissà che ora non inizi a scrivere romance, il clima è propizio.

E.M: Sveva Casati Meloni: Il mercante di sogni, ma anche di uomini, boni quelli. Oppure tipo Giannone: La portalettere di separazione. (A piacere).

S.F: Aridaje con la classifica. Qui ancora ci stiamo riprendendo dal Mondo all’incontrario che già me lo vuoi scalzare. Siamo sicuri sicuri di voler far leggere quell’altro 60% di italiani? Poi capace che scoprono che gli piace pure. Toglietece pure ’sto primato, non ce rimane niente.

E.M: Dai che c’è Ken Follett con un’arma e una luce. Proprio quello di cui abbiamo bisogno. Storia vera: in epigrafe ringrazia tutti gli storici del mondo riuniti. Che riuniti, penso, lo hanno in odio manco gli interisti con Lukaku.

S.F: Anche qui c’è un aggressore e un aggredito.

E.M: Poi abbiamo Cazzullo con l’Antica Roma, Ezio Mauro con i fasci, e allora vedi che ha ragione Fabbri. La storia ci bussa alla porta e noi non apriamo. Almeno affacciamose.

S.F: Avesse perlomeno scampanellato, in quel caso apriva Bruno Vespa.

E.M: Sappiamo chi manca: il libro, un libro qualsiasi, di o su Fabrizio Corona. A chiudere un cerchio che nessuno ha mai tracciato. Il titolo lo riprenderei dalla sua intervista sempre dalla Fagnani, che in alcuni punti è puro Burroughs: Un Tavor e mezzo mischiato a dolciumi: i miei mostri mostrissimi.

S.F: Ma guarda che un libro ci sarebbe, Come ho inventato l’Italia, con lui bonzo di Cavour in tutta la sua grazia in copertina. C’è più letteratura in un rigo di quell’autofiction che in tutta la Classifica di qualità della bolla. Avercene.

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