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Il calcio nella Repubblica Democratica Tedesca, per gli amici e i compagni Germania Est, è legato indissolubilmente a un nome: Erich Mielke.

ADN-ZB/Franke 25.3.83 Berlin: Festveranstaltung In einer Festansprache würdigte der 1. Vorsitzende der SV Dynamo, Armeegeneral Erich Mielke, Mitglied des Politbüros und Sekretär des ZK der SED und Minister für Staatssicherheit, das 30jährige erfolgreiche Wirken der Sportvereinigung.

Berlinese, si trasferisce a Mosca negli anni Trenta per studiare e anche per scappare ai nazisti. Combatte nella guerra di Spagna nelle brigate internazionali contro i fascisti e, alla fine della Seconda guerra mondiale, torna a Berlino che però trova spartita tra gli Alleati. Berlino Ovest è divisa a sua volta in tre protettorati: statunitense, inglese e francese. Dista 160 km dalla Repubblica Federale Tedesca ed è un puntino in mezzo alla Ddr, cui appartiene un’altra parte della città: Berlino Est.

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Visto il suo curriculum vitae, si può facilmente intuire che Mielke è comunista fino al midollo. Sceglie di rimanere nel blocco Est ed essendo un militare di esperienza gli viene affidato il compito di riorganizzare la polizia. È lui l’inventore e il capo di uno dei servizi segreti più potenti di tutti i tempi: il Ministero della sicurezza di stato della Repubblica Democratica Tedesca. Forse questo nome non dirà molto, ma il suo nomignolo vi racconterà molto di più: parliamo della Stasi! Ma il compagno Mielke, oltre a essere un fedele soldato per il comunismo, è anche un grandissimo appassionato di calcio. Come può essere che un gioco così incredibilmente dominato dalla fantasia e dalla creatività possa piacere a un tedesco, per di più militare di carriera dei servizi segreti?

La risposta è un mistero insolubile.

Oltre a creare la Stasi, è uno dei promotori della nascita della Ddr-Oberliga, la Serie A della Germania Est. Si tratta ovviamente è un calcio dilettantistico come in tutto il blocco sovietico, ma con profonde implicazioni politiche. Ci giocano la Dinamo Dresda, il Lipsia, l’Hansa Rostock e la Dinamo Berlino.

Le due Dinamo sono le squadre più importanti dal punto di vista storico della Ddr-Oberliga. Quella di Dresda è il team della polizia popolare della Germania Est, la Volkspolizei, ma viene rifondata all’inizio degli anni Cinquanta perché l’intera rosa preferisce andare a vivere in Germania Ovest, quando le restrizioni del Muro non c’erano ancora e quindi bye-bye.

La Dinamo Berlino è invece la squadra della Stasi, cioè di Mielke. Dal ’75 al ’78 la Dinamo Dresda vince tre campionati di fila, ma poi qualcuno al Ministero avrà pensato: «Ora basta!» e dalla stagione 1978-79 la Dinamo Berlino ne vince dieci di fila finché, quasi in concomitanza con la caduta del Muro e di Mielke, a Dresda si festeggerà il 7° scudetto. Dopo la riunificazione, la Dinamo Dresda galleggia felicemente nella Serie B tedesca e si porta dietro una delle tifoserie meno simpatiche d’Europa. Invece la Dinamo Berlino vivacchia nella Regionalliga Nordost, più o meno la nostra Serie D.

La Ddr non ha espresso grandissimi fuoriclasse, ma essendo tedeschi anche loro, avevano una nazionale solida, che non mollava mai e che arrivò a conquistare un bronzo alle Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972. Il mito della breve storia calcistica della Germania Est è sicuramente Sparwasser, una mezzala quasi anonima se non avesse segnato un famosissimo gol al Mondiale del 1974, l’1-0 contro i quasi connazionali della Germania Ovest di Beckenbauer, allenati da Schön che era fuggito proprio dall’Est anni prima.

Erich Honecker, che all’epoca era il Segretario generale del Partito di unità socialista di Germania – cioè il diretto superiore di Mielke – non vorrebbe proprio farla giocare quella partita. Gli rode il fatto che la sua Germania sia finita nello stesso girone dei fratelli dell’Ovest. Secondo lui qualcuno ha truccato il sorteggio (cosa probabilissima!) e quindi non si deve giocare. Erich Mielke riesce a convincerlo che quella è una grande opportunità per far conoscere al mondo la Ddr. Non sapremo mai cosa si sono detti i due, ma la Germania Est era una potenza sportiva: in cinque Giochi olimpici aveva vinto 389 medaglie, sicuramente non tutte frutto del doping, e alla fine Honecker si convince.

Il mondiale del 1974 è il primo grande evento calcistico realmente mediatico della storia. Alcuni calciatori sono già delle star, come Beckenbauer appunto o sua maestà Johan Cruijff. A capo del calcio mondiale è arrivatoJoao Havelange, un brasiliano oscuro che ha in mente di trasformare il calcio in una merce da vendere in tutto il mondo e forse proprio lui ci mette lo zampino per far disputare quella partita che, indubbiamente, attira l’attenzione di tutti. Germania Ovest contro Germania Est è una brutta partita, ma al 78’ minuto e davanti a 60.000 spettatori, Sparwasser segna un grande gol, consegnando il match e il suo nome alla storia del calcio. La Ddr aveva concesso 8000 visti turistici per quell’incontro, e alcuni di quegli spettatori non torneranno mai indietro.

La Germania Est ha quindi vinto sulla sorella dell’Ovest, ma sarà quest’ultima a diventare campione del mondo battendo in finale l’Olanda del calcio totale. Che cos’è successo? A ben guardare i gironi, scopriamo che le due Germanie arrivano allo scontro diretto quando sono entrambe già qualificate, quindi quella partita decide solo il primo posto. Chi arriva prima finisce in un secondo girone con l’Olanda dei fenomeni, l’Argentina e il Brasile campione del mondo in carica. Quindi mentre l’operaio Jürgen Sparwasser abbatte il colosso occidentale e i suoi maledetti mercenari, Beckenbauer e compagni, molto pragmaticamente, si trovano nel girone più facile e pazienza se qualcuno ci avesse visto un significato politico in quella sconfitta. Vincere è l’unica cosa che conta, chi se ne frega di Davide contro Golia, o del socialismo contro il capitalismo!

A margine di quella partita va a sbattere la storia di quello che forse è stato il più forte giocatore della Germania Est: Peter Ducke, bandiera della squadra Carl Zeiss Jena, formata dagli operai proprio della Carl Zeiss nella città in cui era nato il Romanticismo e dove un certo Karl Marx si dottorò nel 1841. Ducke giocò nella città della Turinga dal 1960 al 1977, tutta la sua carriera. Segnò 153 reti su 352 incontri. In molti sostenevano che se fosse nato a Ovest avrebbe conteso il posto in nazionale a Seeler o Müller. Purtroppo, non riuscì a giocare la partita più importante della sua vita. Germania Est-Germania Ovest. Dichiarò che Sparwasser fece quello che lui aveva sempre sognato e che pianse per non essere stato lui a segnare quel gol ai fratelli occidentali.

Nel 1988 Sparwasser decide che era ora di levare le tende dalla Germania orientale, in totale dissoluzione e senza che il suo apparato burocratico riuscisse a frenarne la caduta. Sparwasser non è l’unico calciatore a fuggire in Germania Ovest; altri lo avevano preceduto, per esempio Pahl o Nachtweih. Nessuno di loro, però era forte come Lutz Eigendorf e soprattutto nessuno di loro aveva deluso Erich Mielke. Eigendorf era un giocatore di grande prospettiva, la risposta socialista a Beckenbauer, il futuro della nazionale orientale e la giovane stella della Dinamo Berlino.

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Il 19 marzo del 1979, la squadra della Stasi gioca una partita (persa male) con il Kaiserslautern, il loro pullman si ferma prima di rientrare oltre cortina e Eigendorf se la dà bellamente a gambe levate, col miraggio di potersi riempire le tasche con i soldi del ricco Ovest. Deludere uno come Mielke non è una cosa che si fa a cuor leggero, anche perché si dice che sia stato un tipo leggermente vendicativo. Il Kaiserslautern ha un contratto già pronto (eh sì, s’intrigava pure a Occidente). Vuole acquistarlo e fa un’offerta economica alla Dinamo Berlino che però rifiuta per principio. Le regole Fifa, però, non possono essere aggirate e un giocatore non può disattendere un contratto anche se vive nella Ddr. Eigendorf viene squalificato per un anno ma poi, una volta libero, viene ingaggiato sempre dal Kaiserslautern. La sua carriera non sarà così brillante come nelle aspettative. L’unica cosa sicura è che guadagnerà molto di più di quello che avrebbe mai sperato in Ddr. Lui è un tipo che si fa notare, gli piace spendere e va in tv a dire come la Germania Est sia una merda, mentre a Ovest ci sono dieci marche di succhi di frutta e ti puoi comprare un Wrangler quando ti pare. Il 5 marzo del 1983 la sua Alfa Romeo fiammante si schianta contro un albero, la carriera e soprattutto la vita di Lutz Eigendorf si concludono lì, a 27 anni. L’incidente stradale è il sistema più utilizzato da tutti i servizi segreti del mondo per eliminare persone scomode. Per esempio, è noto il famoso crash che coinvolse Enrico Berlinguer mentre stava andando a prendere l’aereo che da Sofia l’avrebbe riportato in Italia. Un camion si schiantò contro la sua macchina, ma il leader dei comunisti italiani si salvò per miracolo (laico, s’intende). Eigendorf è stato ucciso dalla Stasi, Mielke non poteva sopportare il tradimento della sua stella promessa. Fine della storia. Eh, no! Dopo la caduta del Muro di Berlino e l’apertura degli archivi della Germania Est, viene anche ritrovato un dossier in cui si ipotizzava l’omicidio del calciatore. Ma insieme a questo, vengono recuperati parecchi faldoni con finti progetti di eliminazioni fisiche. La Stasi produceva documenti falsi di tutti i tipi per depistare, ricattare e costruire trame che facevano impazzire gli altri servizi segreti.

Restò famoso il caso di un dossier che parlava dell’organizzazione e dell’omicidio di un soldato. C’era tutto, anche la data del decesso. L’unico problema è che questo milite non è mai stato ucciso, forse è ancora vivo e vegeto e coltiva cavolo nero in un orto comune di Lipsia, Rostock o Dresda. Così il caso di Eigendorf rimarrà per sempre un mistero, proprio come avrebbe voluto Erich Mielke il Ministro della sicurezza di stato della Repubblica Democratica Tedesca, meglio noto come il capo della Stasi e grande appassionato di calcio.

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